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venerdì 25 gennaio 2013

Anno nuovo, vecchi mali...

G.A.P.A.
Giovani Assolutamente Per Agire.
O, appunto, Gapa.
Un centro sociale, come altri nella Catania di venticinque anni fa, nato per dare voce e creatività alle realtà periferiche, al mondo "altro" di una città che si dimentica troppo spesso delle sue estremità. Il Gapa è il focolaio di San Cristoforo, una periferia "anomala": come fa infatti un quartiere che si trova tra la Giudecca e le lave del 1669 a non essere considerato a tutti gli effetti centro storico? Come fa un sito archeologicamente rilevante (delle Terme di Sant'Antonio abbiamo già parlato, come abbiamo fatto cenno di Naumachie, Circhi e Ginnasi) e architettonicamente interessanti e facenti comunque parte della storia urbana catanese tra XVIII e XIX secolo a non essere degno di essere considerato parte del centro storico?
Il Gapa, dicevamo, da venticinque anni vive in questa estremità di Catania, aiutando i bambini del quartiere, offrendo un momento di aggregazione e di cultura, permettendo al quartiere di conoscersi e piacersi, per riuscire a non sentirsi periferia, mondo "altro", mondo morto.

"Il gruppo attualmente è composto da circa trenta soci/e volontari/e e 10 volontari/e non ancora associati/e (di età compresa tra i 17 e i 55 anni), che si alternano nelle numerose attività, motivati da un'idea di volontariato non assistenziale ma presente in maniera critica nella compagine sociale", recita in home page il sito del Gapa (Benvenuti sul sito dell'Associazione G.A.P.A.), "... attraverso un lavoro diretto con i minori e le famiglie, e politica per la rivendicazione, insieme agli abitanti, dei tanti diritti negati attraverso incontri, denunce pubbliche sulle disfunzioni cittadine e manifestazioni di protesta". E ancora "Le attività del gruppo in questi anni hanno essenzialmente riguardato 3 aree: una diretta al lavoro con i minori, una diretta alle famiglie e il quartiere in generale, una diretta alle relazioni con istituzioni e associazioni del territorio e non. E' evidente che le tre aree sono state e sono molto intrecciate tra loro (...) l'organizzazione di una manifestazione di protesta in una discarica abusiva del quartiere ha previsto un lavoro diretto con i minori per costruire aquiloni, per dipingere magliette con le scritte di protesta..., un lavoro con le famiglie e il quartiere di sensibilizzazione al problema, un lavoro di raccordo e di collaborazione con le altre forze del quartiere per una rivendicazione comune".
Fin qui il Gapa. Una serie di attività e iniziative il cui scopo è essenzialmente il miglioramento delle condizioni sociali, in maniera del tutto volontaria.
Idee positive e propositive, da appoggiare e da incentivare.
Idee spesso scritte sulla carta: da anni il Gapa è la sede del periodico "I Cordai", testata di quartiere letta anche nel resto della città e consultabile online (iCordai - Associazione G.A.P.A.). Una testata che segnala, denuncia, parla e fa parlare i bambini del quartiere, grazie al laboratorio del fumetto, nello spazio "I Piccoli Cordai".
Evidentemente non tutti pensano che "Cordai" e Gapa siano attività positive. Quanto segue è l'articolo che chiude il numero di gennaio di quest'anno. Noi lo riproponiamo per i lettori di Urbanfile.
Foto di Domenico Pisciotta.
(Fonte)
A Capodanno, a San Cristoforo si spara per festeggiare. Le strade del quartiere sono disseminate da centinaia di proiettili a salve, calibro 7.65 e pallettoni da caccia 77 o 70 mm. C’è un luogo che ogni anno subisce le conseguenze di questi festeggiamenti, l’ufficio postale di via Plebiscito. Alcuni colpi di pistola sono stati sparati contro la vetrata e la porta dell’ufficio postale. Per non lasciar le cose a metà, alcuni giorni dopo, lo stesso ufficio è stato luogo di una rapina.
Durante i festeggiamenti per il nuovo anno, qualcuno ha pensato bene di coinvolgere anche il GAPA, sede de I Cordai e centro di volontariato che da venticinque anni lavora con le bambine, i bambini e le famiglie del quartiere. Tre proiettili sono stati esplosi contro la sede del centro; uno ha rotto una finestra, gli altri due hanno forato una porta di metallo. La sede, nell’occasione, non era aperta.
I proiettili hanno attraversato l’intera aula, adibita a biblioteca, la quale durante la settimana è impiegata per il doposcuola, il corso di fumetti e i vari laboratori. I due proiettili hanno prodotto due fori sulla parete interna dell’aula e hanno sollevato, in noi, numerosi interrogativi.
Perchè colpire il Gapa? Quale messaggio nasconde quest’aggressione? Quali intenzioni hanno armato la mano di chi ha sparato? Interrogativi che inquietano, allarmano e rimandano a paure che si ritenevano superate, ma che, invece, riemergono, come un fuoco che covava sotto la cenere da tempo. Domande che, con molta probabilità, rimarranno senza risposta.
Le paure vanno, ad ogni modo, superate, non per coraggio o eroismo ma per l’importanza della posta in palio. In gioco, vi è la sopravvivenza di un idea, di un sogno che da venticinque anni vive il quartiere di San Cristoforo. I danni si riparano; la finestra e la porta si cambiano. Rimane il gesto, che pur lasciando perplessi e incerti sulla sua natura e sul suo significato, al tempo stesso, impone, a tutti noi, di continuare, come sempre, le nostre attività. Sicuramente, sarebbe stata più gradita una cartolina d’auguri, ad ogni modo buon anno a tutti.

Una testata, dicevamo, che parla. Forse, per qualcuno, parla troppo.

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