Non
troppo tempo fa, nel trattare del recente interesse da parte di un
noto programma televisivo (L'occasione di piazza San Cristoforo), indagavamo la storia dell'antico quartiere
di San Cristoforo, accennando alle antichità distrutte dalle
lave dell'eruzione del 1669. Con questo nuovo contributo cercheremo
di approfondire uno di quei siti colpevolmente poco noti e ancora
esistente di quella che fu antica zona patrizia di Catania, quindi
giudecca medioevale, infine quartiere operaio.
Siamo
nella zona dell'antico Consolato della Seta, non lungi dalla chiesa
di Santa Maria dell'Aiuto, per l'esattezza in un cortiletto privato
che si affaccia sulla piazza Sant'Antonio e si addossa alla casa in
cui nacque, nel 1796, il celebre compositore Giovanni Pacini. La
piazza prende il nome da un estinto tempietto barocco, a lungo
degradato da una orribile saracinesca e da qualche tempo convertito a
“tempio della danza”.
Piazza Sant'Antonio, oggetto della nostra breve analisi. |
Nella foto, particolare dei resti della chiesa di Sant'Antonio, oggi scuola di danza. |
Giovanni Pacini, quasi indispettito dalla presenza dei popolani abiti stesi da un balcone all'altro della sua antica dimora. |
La casa in cui nacque Giovanni Pacini. A lato, oltre la salitina, la cancellata delle Terme. |
Qui
sorgeva un piccolo impianto termale, probabilmente un bagno privato
appartenente a un ricco edificio che sfruttava quasi certamente le
acque del vicino fiume Amenano.
Questo
impianto era in forme quadrangolari e se ne riconobbe il frigidarium,
il laconicum e – forse – un ampio calidarium.
Del
sistema termale di particolare rilievo appare essere il vano quadrato
del frigidario, misurante 19,25 palmi per lato, pari a poco meno di 5
metri. Ad esso si giungeva mediante tre rampe di scale in buono
stato, situate nei tre lati sud, est e ovest. A sud si accedeva ad
un'ampia camera in parte coperta dalla dispensa della casa Sapuppo, a
ovest si accedeva al laconico interpretato quale corridoio di accesso
ad un ipotetico secondo piano della struttura, mentre ad est il vano
quadrato era messo in comunicazione con l'ampio salone a pilastri
identificato come calidario. I pilastri separavano alcuni ambienti di
cui se ne può solo intuire la planimetria.
Pianta delle Terme (da MG Branciforti, 'Da Katane a Catina', in Tra lava e mare - atti del Convegno, 2010, p. 236) |
Dalla
sezione che ne fa Sebastiano Ittar agli inizi del XIX secolo,
intuiamo che dell'edificio non rimase in piedi che un piccolo alzato
di non oltre il metro di altezza, salvo rare eccezioni.
Veduta delle Terme, al di sotto della struttura vitrea. |
La
chiusura dello spazio, lo spessore dei vetri, l'estrema esposizione
al sole e la generazione di condensa ha favorito la crescita di
vegetazione spontanea che ha del tutto coperto le strutture di epoca
romana. A questo si aggiunga il proliferare di insetti nocivi (numerosissime le zanzare, che trovano negli scavi il loro habitat). La pulizia dell'ambiente risulta estremamente difficile oltre
che necessariamente continua (e in tempi di crisi praticamente vi si
rinuncia), inoltre la presenza di una piccola comunità felina
impedisce ai giardinieri della Sovrintendenza (che gestirebbe il bene
mediante il Parco Archeologico Greco-Romano di Catania e dei Comuni
limitrofi) ha impedito la pulizia con mezzi meccanici e chimici,
costringendo al nulla di fatto.
O
alla pulizia amanuense.
Sorge
quindi una provocazione spontanea, dal basso come sempre. E se
fossero i nostri baldi cittadini ad adottare l'ambiente termale e
prendersene cura? Potrebbero garantire l'accesso ad eventuali
visitatori e turisti, improvvisandosi ciceroni del bene.
Noi
lanciamo la nostra provocazione e immaginiamo di infiltrarci
all'interno della struttura “blindata” per un'altra azione da
giardinieri sovversivi, come in altre occasioni (Da spazio degradato ad area verde: il segnale di civiltà di alcuni giovani catanesi, Volontari arredano a verde la via Caronda), in modo da
raccontare al resto della cittadinanza dell'esistenza di un bene che
potrebbe portare una vitalità turistica nella piazza la quale,
insieme alla vicina chiesa di Santa Maria dell'Aiuto, costituirebbe
un valido punto di ritrovo e di “alternativa” al tour di via
Etnea, recuperando quel tempo in cui persone da tutto il mondo
giungevano in queste zone, a quel tempo Consoli e Ambasciatori della
prolifica industria della Seta.
Al lavoro di pulizia si può aggiungere l'inserimento di bat-box, donate da associazioni volontarie, per incrementare il numero dei piccoli mammiferi spazzini, capaci di mangiare oltre 2000 insetti per notte ad individuo. Tali soluzioni renderebbero il sito un importante punto non solo per il turismo, ma anche per il monitoraggio dei chirotteri, animali sempre più rari nelle realtà urbane.
La nostra provocazione per il controllo degli insetti. |
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