In diverse occasioni abbiamo avuto modo di citare la testata online CTzen, nata dalle ceneri di Step1 e dell'esperienza giornalistica dell'Università di Catania, felice più per il nascere di validi articolisti che per l'esito delle scelte di chiusura operate dall'Ateneo.
In questo articolo facciamo da eco ad un articolo a firma di Claudia Campese, I beni archeologici di Catania in una mappa - Il tesoro che abbiamo e non conosciamo, una sorta di sunto dei beni archeologici accessibili nella città etnea.
La mappa appare curiosamente "povera", come se a Catania esistessero non più di una ventina di siti. In realtà la mappa mette in evidenza quasi esclusivamente i siti accessibili, volutamente oscurando tutti quelli noti esclusivamente dalla bibliografia (quasi una cinquantina, riportati nella Pianta archeologica di Catania, abbinata al volume Tra lava e mare, a cura di M.G. Branciforti e V. La Rosa, edito nel 2010, pianta che ha ispirato la realizzazione della seguente mappa). Sono quindi riportati i siti conosciuti e ancora esistenti della città archeologica, aggiungendo brevi note relative ai siti.
In verde, sono riportati i siti facilmente visitabili pur con le limitazioni di orario o di biglietto (quasi tutti i siti non sono all'aperto, ma bisogna accedere ad altre strutture che li inglobano o ne costituiscono l'accesso).
In giallo, sono riportati i siti visitabili solo parzialmente; solo dietro prenotazione (a seconda dell'ente che li gestisce); con difficoltà.
In rosso, sono riportati i siti non facilmente o per nulla visitabili nonostante esista la possibilità di accesso.
L'apprezzabile lavoro permette così agevolmente la conoscenza dei principali punti di interesse archeologico, molti dei quali ignorati dalla maggior parte dei cittadini. La mappa può costituire anche un valido spunto per le pianificazioni urbane, oltre che uno strumento di importanza turistica.