Di questo tema ci eravamo già occupati a novembre 2012, quando era stato annunciato il compimento di tutti gli atti burocratici propedeutici, e pochi mesi dopo, quando l'allora sindaco Stancanelli aveva annunciato l'imminente avvio dei lavori: in questa occasione venivano esposte anche considerazioni importanti sulla valenza dell'opera e su prestigio e autorevolezza del progettista.
I lavori, tuttavia, non sono ancora cominciati. Dal Comune di Catania si viene a conoscenza che ad oggi non è stata avanzata alcuna richiesta di concessione edilizia da parte dei privati possessori delle aree, i quali temporeggiano, forse, in attesa di tempi migliori, data la crisi generale.
Intanto la giunta cittadina, che nel frattempo è cambiata, è intenzionata a far transitare dal Consiglio Comunale il piano di riqualificazione ed il primo cittadino Bianco ha espresso più di qualche perplessità non tanto sulla qualità dell'opera, quanto sulla destinazione d'uso a centro commerciale (che è quella prevalente, ma non l'unica).
Indubbiamente Catania è una città dove i grandi centri commerciali abbondano ed il settore, in questi ultimi tempi, ha risentito e risente ancora della crisi internazionale. Ma, crisi a parte, il numero di siti simili appare già notevole: basti citare i colossi Etnapolis, Porte di Catania, I Portali insieme con Le Zagare, Centro Sicilia.
Corso Martiri della Libertà, però, prevede, com'è giusto che sia, altre funzioni oltre quella commerciale. Ovvero residenziale, ricettiva, museale, attività del tempo libero (cinema e teatro) con una notevole dotazione di verde pubblico. Un asse pedonale che sarebbe come un oasi nel caos cittadino. Inoltre, si trova nel cuore della città di Catania, dunque in pieno centro ad alta densità abitativa, collegato eccellentemente attraverso mezzi pubblici su gomma e, soprattutto, su ferro: alla Stazione Centrale delle Ferrovie dello Stato si aggiungeranno, infatti, le limitrofe due stazioni della metropolitana di Giovanni XXIII (nell'omonima piazza) e Stesicoro (nel vicino Corso Sicilia).
Bloccare il progetto avrebbe pesanti ripercussioni sul piano legale e sulla tempistica per la riqualificazione.
Ma una soluzione potrebbe essere quella di intaccare minimamente l'aspetto architettonico dell'opera (che appare di notevole qualità), intervenendo piuttosto sulle destinazioni d'uso: ridurre le superfici commerciali appannaggio di spazi per la cultura, per lo sport, per sedi di fondazioni e associazioni con possibilità di aree espositive, temporanee e permanenti, mediateche. Tutte attività che potrebbero essere comunque remunerative per chi investe, condizione ovviamente necessaria per la sostenibilità economica.
Sarebbe interessante ed opportuno effettuare un sondaggio, a livello internazionale, per vagliare la possibilità di coinvolgere istituti e fondazioni, come ad esempio la Guggenheim Foundation, per le quali si metterebbe a disposizione una sede di sicuro prestigio, trattandosi di una vasta area urbana italiana totalmente ideata e progettata nel XXI secolo: quasi un unicum a livello nazionale, luogo che senza difficoltà può divenire fortemente attrattivo anche a livello turistico.
Intanto, possiamo divertirci mettendo a confronto lo stato attuale dell'area, fortemente degradato, con le immagini virtuali pubblicate recentemente sul sito ufficiale di M C Architects:
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